Rodenticidi anticoagulanti

Eziologia

Rodenticidi anticoagulanti sono derivati sintetici o semi-sintetici del dicumarolo. Esistono due generazioni. Alla prima appartengono warfarina, clorofacinone, difacinone, cumatetraril, pindone e valone. Queste sostanze sono caratterizzate dal livello basso di tossicità (se confrontati con quelli di seconda generazione). Alla seconda bromadiolone, difenacoum, brodifacoum, flocoumafen e difethialone.

Alcuni rodenticidi presenti in commercio sono dei composti che contengono diverse sostanze tossiche all’interno (p.e brometalina o colecalciferolo, oltre ai rodenticidi anticoagulanti). In caso di sospetta intossicazione, è quindi importante, portare la confezione del possibile rodenticida al proprio veterinario.

Diagnosi

La diagnosi clinica viene effettuata attraverso la misurazione dei valori della coagulazione e documentando una buona risposta alla terapia con vitamina K in pazienti con assenza di insufficienza epatica. Per la conferma della diagnosi e la ricerca della tossina è possibile sottoporre dei campioni di sangue, siero, plasma o in caso di decesso del paziente una biopsia epatica, vomito o contenuto dello stomaco se ottenuto subito dopo la possibile assunzione. Quando si sviluppano sintomi clinici, normalmente nel tratto gastrointestinale non è più presente lil veleno assunto.

Segni clinici

Epistassi (sangue da naso), tosse, emoptisi, dispnea (difficoltà respiratorie per via di sanguinamenti intratoracali), debolezza, pallore e intolleranza all’esercizio, sono sintomi spesso riportati dal proprietario. Altri possibili segni clinici: melena (sangue digerito nelle feci), ematochezia (sangue fresco nelle feci), zoppia (dovuta a sanguinamenti intraarticolari), ematuria (sangue nell’urina), paralisi (dovuto a sanguinamenti spinali), crisi convulsive (dovute a sanguinamenti intracerebrali), ecchimosi, ostruzione delle vie respiratorie superiori (dovuta a sanguinamenti laringeali, tracheali o a livello del timo), sanguinamenti intraoculari.

Paziente con marcata ecchimosi nella zona inguinale-ventrale

Analisi di laboratorio

Stato ematologico con presenza di anemia (a seconda del tempo passato dopo l’assunzione, evtl. già rigenerativa), analisi dell’urina con presenza di emoglobuniruia. Nelle radiografie del torace possibile presenza di infiltrati polmonari e versamento pleurico. Valori della coagulazione elevati (aPTT / PT / ACT), alzamento del fibrinogeno e dell’FDP.

Trattamento

Il paziente va subito stabilizzato; in caso di convulsioni somministrare medicamenti antiepilettici. Pazienti dispnoici vanno subito sottoposti ad ossigenoterapia, fluidoterapia/trasfusioni di sangue o plasma secondo stato clinico.

Induzione del vomito nel caso in cui il paziente avesse ingerito la tossina di recente (nelle ultime 4 ore) e somministrazione di carbone attivo.

La terapia specifica va iniziata il più presto possibile: vitamina K1 da somministrare per via orale (con del cibo per favorire il riassorbimento intestinale) o sottocutanea. Durata della terapia: a seconda della tossina, dai 14 ai 30 giorni.

24 – 48 ore dopo aver terminato la terapia è importante ricontrollare i valori della coagulazione (PT). Nel caso in cui i valori fossero sempre elevati, accertarsi che il paziente non abbia avuto nuovamente accesso al veleno.

Galeandro Luca, Dr. med. vet, DACVIM (SAIM), specialista in medicina interna, Galeandro Miriam, Dr.ssa med. vet, DACVIM (SAIM), specialista in medicina interna

 

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